Il Limite
Dopo l’omonimo esordio del 2006 edito dalla Ethnoworld Records e ben accolto dalla critica, ecco Il limite. Un album, un titolo e un concetto ben espressi dalle parole di Eloisa Atti:
«Il Limite è qualcosa che tutti abbiamo conosciuto o con cui ci troveremo comunque ad aver a che fare presto o tardi. È una decisione presa, ponderata o istintiva, dalla quale non si torna più indietro. Da quel momento ci si muove su un terreno ignoto e si scatenano le speranze, le aspettative e le paure. Per buona parte considero Il Limite un disco gotico, nell’angoscia senza uscita che si respira in Pelle, nell’annichilimento della volontà e della voglia di vivere in Gloria del mattino. Nello stesso primo brano, che dà il titolo al disco, ogni strofa è scritta intorno a un mostro: vampiro, iena, sirena. Superare il Limite comporta dei rischi, ma anche la possibilità che il buio come per incanto cambi colore… Le tue mani è una canzone d’amore, una resa totale alla bellezza dell’attimo».
Da un punto di vista prettamente musicale l’incontro tra i bagagli dei vari componenti del gruppo dà vita a uno spazio dove trovano posto la canzone italiana d’autore classica, il jazz, il fado, le tradizioni musicali latino-americane (nello specifico di Brasile e Messico) e tutti quei suoni identificabili solo col nome Sur.
IL MANIFESTO – allegato ALIAS (10/04/2010)
Si potrebbe fare facile ironia, sul nome delle edizioni musicali, Brutture Moderne. Vero il contrario, comunque: se la stoffa è quella dei Sur, bisognerebbe re-intitolarle «bellezze classiche». Perché questo gruppo (formazione a cinque, gran tavolozza strumentale), cresciuto su una lunga esperienza di collaborazione tra Eloisa Atti, vocalist di gran finezza, e Francesco Giampaoli, polistrumentista, sembra attingere con misteriosa facilità soglie di gusto e preparazione che non si trovano spesso, nella musica d’autore. Questo è il loro secondo disco, e le soluzioni strumentali che avvolgono testi al contempo surreali e malinconici alludono e citano con garbo jazz e fado, note dall’America Latina in varia declinazione e canzone d’autore italiana. Scorrono leggere come farfalle le canzoni de Il limite: ma è una leggerezza molto consistente. (g.fe.)
IL MUCCHIO – Gianluca Veltri – (Marzo ’10)
A quattro anni dall’omonimo esordio, tornano con un nuovo lavoro i Sur di Eloisa Atti. Intorno alla cantante e autrice bolognese, un quartetto di musicisti bravi ed essenziali: il chitarrista Marco Bovi, al quale viene dedicato un omaggio nel pezzo “Bovi in moscone”; il bassista (e altro) Francesco Giampaoli, che è coautore, insieme alla Atti, di una metà dei pezzi originali in scaletta; il trombettista Maurizio Piancastelli, e il batterista Roberto Rossi. È ancora eleganza trasognata, levigatezze; “arcobaleni sotto le scale e meraviglie sudamericane”, per citare De Gregori, a interpretare il quale i Sur si sono nel frattempo cimentati insieme a Patrizia Laquidara, nel cover album “Con quali occhi” (il pezzo era “La cattiva strada”, per inciso). La voce di Eloisa è suadente e diretta, gli arrangiamenti intrecciati e intessuti in una trama lieve: “Colibrì” fa pensare a un certo De André – tra quello primo chansonnier e “La buona novella” – mentre “Cavallino di vetro” sorprende con quella sovrapposizione di voci su uno strato strumentale un po’ stralunato, che potrebbe far pensare a Joni Mitchell. “Lontano”, titolo tenchiano, per cantare un amore di convinzione e forza, si veste di sommesso, piuma e spuma. A dir poco indovinate le due scelte esotiche a firma altrui: “La sandunga”, nota – si fa per dire – per la versione di Lila Downs, è uno struggente brano messicano con accompagnamento di chitarra e banjolele (banjo + ukulele); “Làgrima” è invece un classico fado di Amália Rodrigues, eseguito con coraggiosa espressività soltanto per voce e calimba.
BLOW UP – Bizarre – (marzo 2010, p. 87)
I Sur, giunti al secondo album, si mostrano di ben altro livello, con le loro trame delicate di folk dalle contaminazioni etniche impostate sulla bella voce di Eloisa Atti; la scrittur si rivela efficace sia su valzerini dal sapore antico (Colibrì), sia su ballate country screziate di armoniche dylaniane (Cavallino di vetro), sia su brani decisamente vicini al jazz (Pelle) o alla musica brasiliana (Lagrima, già nel repertorio di Amalia Rodriguez). Il pezzo migliore è però la title track, un fragile blues elettrico dal fascino retrò (7)
Rockit (Andrea Costantini)
Molto bello questo secondo disco del quintetto bolognese Sur. È suonato bene, arrangiato con sobrietà e semplicità, cantato con trasporto e con impegno, “Il limite” si richiama a diversi stili musicali: il jazz, il cantautorato, il folk, la musica brasiliana… Certo, ha poco o nulla a che vedere con il rock, visto l’approccio più morbido, raffinato e riflessivo alla forma canzone, ma potrebbe comunque accattivarsi le simpatie di qualche patito del rumore desideroso di deviare un po’ dai soliti schemi di chitarra-basso-batteria.
Decisamente caratteristica la voce di Eloisa Atti, col suo timbro un po’ acerbo e un po’ carezzevole, che dà un’impronta ben definita a tutti gli undici brani di questo lavoro. Buono anche il lavoro sui testi, dai quali citerei una bellissima strofa tratta da “Colibrì”, pezzo in tre quarti dalle melodie che ricordano vagamente De André: «Colibrì non sa contare/ i battiti del suo cuore/ e le piace innamorarsi/ ma non crede che sia amore/ Ha imparato che un bel sogno/ la porta ad aspettare/ un sogno più grande/ che dovrà arrivare/ E ancora non sa che non le basterà». Da segnalare anche “Lontano”, dal tono pacato ma dalle atmosfere struggenti, la più sperimentale “Cavallino di vetro”, dal finale vagamente psichedelico e “Pelle”, brano dal passo ritmato e jazzistico.
“Il limite” è un disco da ascoltare ed assaporare in tutta tranquillità, senza aspettarsi grandi rivelazioni, ma lasciandosi suggestionare dalle sue numerose raffinatezze.
www.beatbopalula.it – Claudio Colombis -(26/02/2010)
Un buon bicchiere di vino rosso, un soggiorno con la porta della finestra che butta direttamente sulla spiaggia, un tramonto che tocca tutte le tonalità dal giallo a rosso e una buona conversazione sembrano essere gli ingredienti di una fantasia che può sprigionare un disco come Il limite. Sur è il nome della formazione eterogenea di cinque musicisti dal curriculum invidiabile che collaborano a questo disco seducente e intimo, certamente contaminato dall’esperienza di ogni singolo componente (Eloisa Atti, Francesco Giampaoli, Marco Bovi, Maurizio Piancastelli, Roberto Rossi).
L’inizio è avvolgente: Il limite che evidenzia le caratteristiche della canzone classica italiana d’autore, la voce di Eloisa Atti è una ventata di freschezza in Le tue mani, che vede l’accompagnamento di un bellissimo arpeggio colorato e raccontato dalle mani di Marco Bovi. Con una delicatezza sorprendente si continua in questo viaggio tramite il volo di un Colibrì, convincendoci del fatto che questo disco sia sicuramente più emozionante se ascoltato in camera, concentrandoci magari su ciò che ogni vibrazione degli strumenti ti porta ad associare un’immagine o un gesto.
Lontano, ci accarezza con una delicatezza unica che vede l’apporto fondamentale di Francesco Giampaoli (micromoog/banjochitarra) fino a farci immergere nel brano Cavallino di vetro, pezzocolmo di accordi particolari e piazzati per solleticare l’orecchio a chi è abituato ad arrangiamenti punti forza di una canzone popolare. Un genere curioso, testi italiani, che si mescolano a melodie sospese tra jazz, fado portoghese e contaminazioni brasiliane, rendono questo disco una caramella da assaporare con calma. La canzone più ricca d’interventi è Pelle che sviscera anche la parte più jazz di questo album va a chiudere insieme alla stupenda Lagrima il lavoro degli artisti chiamati in causa.
Un disco lento, seducente che francamente ci lascia spiazzati per come ci conquista in ogni sua canzone, con emozioni ed evocazioni di immagini diverse passando per i sentimenti e toccando la natura portando come un dono la bellezza nelle melodie e nei testi. Da sentire e poi risentire…assolutamente!
MUSICMAP – Andrea Rossi
I Sur rappresentano una delle forme più pure, evocative e sognanti della nuova musica acustica italiana. Le loro scelte, che riguardino le note od il testo, rimandano contemporaneamente al passato ed al futuro, con una sensibilità davvero fuori dal comune. Vi parlammo già di loro, quasi 4 anni fa, quando il loro omonimo disco d’esordio fece sobbalzare sulla sedia più di un addetto ai lavori: la voce e soprattutto lo stile interpretativo di Eloisa Atti, così come il supporto musicale di Francesco Giampaoli, accarezzavano come un incanto l’ascoltatore avvezzo a queste sonorità (jazzate e brasiliane, soprattutto), ma pure l’orecchio distratto di chi, solitamemente, magari ascolta tutt’altre note. Ora, dopo l’allungarsi di un percorso che li ha visti pure omaggiare il talento del miglior De Gregori nella cover de “La cattiva strada” (realizzata insieme a Patrizia Laquidara per la compilation “Con quali occhi”), i Sur sono tornati con questo nuovo disco, che dimostra senza tema di smentite come il primo loro lavoro non fosse per nulla frutto del caso: la loro intensità, la loro piacevolezza d’ascolto, la loro ricerca (sempre onesta ma mai elitaria) ha in questo nuovo “Il limite” una splendida conferma. “Bovi in moscone” (dedicato al chitarrista Marco Bovi, loro collaboratore di vecchia data) è senza dubbio uno dei brani migliori del nuovo lotto, insieme alla title track ed alla struggente “Sandunga”. Note dorate e sospese, frasi sussurrate e porte con grazia. Un album davvero consigliabile, per riconciliarsi con la vita.
saltinaria.it – Josè Leaci (17 Ottobre 2010)
Genere: Felice e intuitivo
Voto: 8/10
Ascolta anche: Cuba e i ritmi buoni, Paolo Conte, Bianca D’Aponte, il Tropicalismo, Rossana Casale, Alida Valli, un pizzico di Portogallo e i Sur, ovviamente.
La voglia di riempire di complimenti questo gruppo musicale è tanta. Innanzitutto gli faccio il mio preferito: è un sano piacere ascoltarli ed è una vera sorpresa seguire tutti i voli creativi che accompagnano le suggestive tracce de “Il limite”.
Oggi come oggi non è facile sorprendere nessuno, con un album musicale. Questi ragazzi, invece, ci riescono agganciandosi ad un’infinità di modelli, un’infinità di mondi creativi che emergono dai loro racconti come vecchie fotografie saltate fuori da un grosso cassetto della nonna.
Il primo aggancio che viene in mente (ma sono davvero troppi) è Paolo Conte, la voglia di esplorare gli accordi di settima e piazzarci sopra una linea coerente per quanto stupefacente, la voglia di fare jazz senza essere cervellotici e di fare avanguardia senza riuscire idioti. Tutt’altro. Qui il genio si spreca.
Esce dalle linee di basso di Francesco Giampaoli che, discreto e soffice come una nuvola, accompagna il gruppo in tutto il viaggio; esonda dalla voce preziosa di Eloisa Atti che sirenica e flautata si mostra eterea, mono dimensionale e in falsetto per rifarsi via via più spessa e vera fino a sembrare robusta come quella di Bianca D’Aponte, o ventosa e graffiata, di gola infiammata come Sara Vaughan.
Ne è esempio “La sandunga” che trilla e trapassa il cuore e non si scorda più. Doveroso parlare anche dell’insieme e parlarne bene. In questo gruppo sanno suonare tutti. Il risultato è anima musicale pura, sensibilità che ora inspessisce e ora sfuma a piacimento ogni pensiero, ogni accordo, ritmo, accompagnamento, canzone. Si sente il legno, la botte, l’artigiano al lavoro, la voglia di fare una musica reale anche se minimalismi elettronici non mancano, ma quelli son lì a fare i minimalismi, appunto.
L’“IDEA”, quella che l’artista aspetta per un secolo, chiuso in camera sua guardando la finestra, l’Idea è altrove, è nella melodia, nelle parole di Eloisa, nel colore ambrato di tutto questo album calamita che attrae verso gli anni trenta, gli anni cinquanta al massimo, e poi ti accorgi che è stato fatto adesso e che la musica è proprio una bizzosa, meravigliosa macchina del tempo.
Ne “Il limite”, ogni traccia va ascoltata ma “Cavallino di vetro” mi ha rubato il cuore.
Tracks:
#1 Il Limite
#2 Le Tue Mani
#3 Colibrì
#4 Bovi In Moscone
#5 Lontano
#6 Cavallino Di Vetro
#7 La Sandunga
#8 Rosa
#9 Pelle
#10 Gloria Del Mattino
#11 Lagrima