Penelope

penelope_frontAmore fedele e carnalità, coraggio e timore, invidia e generosità: passioni e lunghe distanze s’intrecciano nella tela di “Penelope” nello stralunato viaggio di Eloisa Atti e compagni nel mondo omerico, tra ciclopi e sirene.

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Il video di Biagio Fersini su XL Repubblica

Blow Up (Marzo 2014)
ODISSEA NELLA CANZONE
Eloisa Atti “Penelope” Brutture Moderne
Dodici canzoni che raccontano l’odissea dal punto di vista femminile, con un inedito piglio intimista, nessuna paura di acchiappare il ritornello anche facile e una grande varietà di atmosfere e strumenti. La cantante Eloisa Atti, da qualche anno sulle scene con una spiccata fascinazione per le musiche sudamericane e un’inclinazione jazz non ortodossa, si arrischia in un’impresa pericolosa e supera la prova con disinvoltura. Intorno a lei, che scrive tutto quanto, ci sono a suonare e arrangiare i fedeli Marco Bovi e Francesco Giampaoli, che poi è anche il legame diretto con la cerchia dei Sacri Cuori: a venirne fuori è una raccolta di quadretti omerici spiazzanti, dal suono waitsiano (l’organo che apre il disco è puro distillato di Swordfishtrombones) ma ricavato da una fusione timbrica perfettamente mediterranea che si muove stilisticamente fra rebetico, blues, mariachi e filastrocche. E’ inevitabile il raffronto col Capossela marinaresco di qualche anno fa, che viveva di suggestioni e modelli simili ma lo faceva con una potenza teatrale che qui è rimpiazzata da un gusto per la melodia che confina addirittura con il pop, alleggerendo l’impatto di un disco che avrebbe potuto essere tronfio e didascalico ma se ne guarda bene. “Penelope” è una festa di strumenti esotici suonati con grande cognizione, suggestioni che arredano le stanze poetiche raccontate dalla voce squillante di Eloisa, qua e là accompagnata da qualche guest maschile. E non meno importanti sono i testi, acuti abbastanza da far leva non tanto sull’epica ma, al contrario, sulle dinamiche psicologiche dei personaggi, che vengono quotidianizzati al punto da parlare d’infanzia, di scuola e naturalmente di fedeltà, solitudine e speranza, perchè in questo bel mondo di suoni, canzoni e parabole esistenziali ci sono pur sempre gli Dei a vegliare su di noi. Un piccolo gioiello.
Federico Savini

Sentireascoltare (Marzo 2014)
Eloisa Atti “Penelope” Brutture Moderne, Sidecar
L’odissea di Omero è il grande archetipo finito nelle mani di Eloisa Atti, che nell’occasione, mentre in copertina Penelope finge di tessere l’improbo sudario, appronta uno stile di canto teso sulle coloriture d’agilità del formato canzone(tta) pop(ular). Dopo le esperienze con Sur, in duo col fedelissimo Marco Bovi e al netto di progetti tuttora in campo che toccano i suoni del sud America da una parte (Acerocielo) e il jazz di Billie Holiday dall’altra (E.Atti jazz 4tet), la cantante emiliana debutta in solo per ragione sociale, cedendo terreno al disporsi serafico della sua voce e al fiorire della partitura affidata ai soliti eccellenti noti: troviamo Francesco Giampaoli al basso e in veste di produttore artistico, lo stesso Bovi alla chitarra, Antonio Gramentieri su slide guitar e suono, Enrico Farnedi su tromba e ukulele, Bocchini dei Granturismo alle percussioni e Marco Frattini alla batteria, solo per citarne alcuni.
Le tracce vanno a braccetto con la diegetica che apre su Penelope e chiude sempre su di lei, e questa sorta di circolarità in salsa country padano-mediterranea trova riscontro nell’interpretativo musicale. C’è questa destrezza piena portata avanti con giudizio, gioco funky blues (Argo) e lucentezza vitrea del suono e delle cadenze (Barbabianca e Punto di vista, forse in simbiosi con l’analessi di Odisseo), che fa da contraltare all’opalescenza di strumenti come il clarinetto basso di Mendicante, brano di fede caposseliana che non teme il finale di coda belligerante, o il fagotto pastoso di Sogna grano. Eppure, e qui la scuola Sacri Cuori mette lo zampino, le luci non sempre sono riflettenti; il basso preme sui singoli battimenti e la slide indugia evocando fondali e orogenesi, il violoncello sostiene una telepatia ante-litteram del poreia (Il roseto) e i cori trattengono prima e rispondono poi alla tracotanza punita da Poseidone ed Eolo in Scilla e Cariddi.
Forme e formule fisse dell’epos vanno così a farsi friggere nel brano più levantino del lotto (Circe), dove il gesto sfuso riconduce su acciotolati di terzine e botticelle di Sangiovese. Come rielabora il mito Eloisa? A suo modo, e cioè intimo e femmineo; ponendosi dal cono d’ombra occupato da Penelope, prova a differenziare i contesti per poi farsi trascinare inevitabilmente dagli accadimenti e, negli intenti come nel risultato ultimo, il suo è un lavoro egregio e a dir poco persuasivo.
Christian Panzano

Tracks:
#1 Penelope
#2 Barbabianca
#3 Punto Di Vista
#4 Circe
#5 Le Dee Don Dee Down
#6 Scilla e Cariddi
#7 Il Roseto
#8 Mille Più Mille
#9 Telemaco
#10 Argo
#11 Mendicante
#12 Sogna Il Grano

www.brutturemoderne.it

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